Negli ultimi decenni, la cremazione è diventata una scelta sempre più diffusa — non solo per motivi ecologici o economici, ma per ragioni profondamente personali, spirituali, simboliche. Per molti, rappresenta un ritorno alla natura, un rifiuto della monumentalità, un gesto di libertà. Per artisti, pensatori, ribelli e visionari, è spesso l’ultimo atto coerente con una vita vissuta fuori dagli schemi.
Tra le celebrità che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della cultura, della scienza e dello spettacolo, molti hanno scelto consapevolmente di affidare il proprio ultimo viaggio alle fiamme, lasciando che le proprie ceneri si confondessero con il vento, il mare, i fiumi sacri o la terra. Senza lapidi, senza stele, senza santuari. Solo memoria, emozione, eredità.
Ecco alcuni dei personaggi più iconici — e alcuni italiani altrettanto indimenticabili — che hanno scelto la cremazione come estensione della propria filosofia di vita.
Il Duca Bianco, scomparso nel 2016, ha lasciato al mondo un testamento artistico e spirituale senza eguali. Poco dopo la sua morte, si seppe che Bowie aveva scelto la cremazione, senza funerale pubblico. Le sue ceneri furono disperse privatamente a Bali, in Indonesia — luogo caro alla sua anima spirituale, in linea con la sua profonda connessione con l’Oriente. Una fine poetica per chi ha sempre danzato oltre i confini.
La voce dei Queen, scomparso nel 1991, fu cremato secondo la tradizione zoroastriana della sua famiglia. Le sue ceneri furono affidate alla sua compagna di vita, Mary Austin, che le ha custodite gelosamente, rifiutandosi di rivelarne il luogo di riposo. Un gesto intimo, coerente con il Freddie privato che pochi conobbero — e che desiderava proteggere la propria intimità anche oltre la morte.
Il pacifista, il poeta, il musicista che ha cambiato la storia della musica. Dopo il suo tragico assassinio nel 1980, Yoko Ono dispose la cremazione del corpo. Le sue ceneri furono disperse nel luogo che lui amava di più a New York: Central Park. Oggi, il “Strawberry Fields Memorial” è un santuario laico dedicato alla sua memoria — ma non contiene resti fisici. Solo fiori, note e ricordi.
Il “Quiet Beatle”, profondamente legato alla spiritualità indiana, scelse di essere cremato dopo la sua morte nel 2001. In accordo con i suoi desideri, le ceneri furono sparse nel fiume Gange, il fiume sacro per eccellenza nell’induismo. Un ritorno simbolico alla terra che aveva nutrito la sua anima mistica.
Il genio di Apple, scomparso nel 2011, fu cremato in forma strettamente privata. Le sue ceneri furono sepolte in un luogo non rivelato, coerentemente con la sua filosofia di vita: essenziale, discreto, lontano dai riflettori anche nell’addio. Niente lapidi, niente santuari. Solo l’eredità che ha cambiato il mondo.
Il padre della relatività, morto nel 1955, chiese espressamente di essere cremato e che le sue ceneri fossero disperse in un luogo segreto, per evitare che la sua tomba diventasse un luogo di pellegrinaggio. Un gesto umile, razionale, coerente con il suo pensiero: l’uomo è nulla rispetto all’universo che ha cercato di comprendere.
Il Mahatma, assassinato nel 1948, fu cremato secondo il rito induista sulle rive del fiume Yamuna. Ma la sua “morte” non finì lì. Le sue ceneri furono divise e disperse in diversi fiumi dell’India — Gange, Godavari, e altri — come simbolo della sua appartenenza a tutta la nazione. Ancora oggi, ogni anno, in alcuni luoghi si celebrano cerimonie per onorare la sua “presenza” nell’acqua, nella terra, nel vento.
Il polemista, scrittore e ateo militante, scomparso nel 2011, fu cremato e le sue ceneri disperse in diversi luoghi significativi per la sua vita — tra Stati Uniti e Regno Unito. Un gesto coerente con la sua visione: niente santità, niente monumenti. Solo idee, dibattito, eredità intellettuale.
Il filosofo, pedagogo e fondatore dell’antroposofia, morto nel 1925, fu cremato secondo i principi della sua stessa dottrina, che vedeva nella morte una trasformazione spirituale. Le sue ceneri furono tumulate nel Giardino del Goetheanum a Dornach, in Svizzera — luogo simbolo del suo pensiero e della sua opera. Per Steiner, la cremazione non era solo un atto fisico, ma un passaggio necessario per liberare lo spirito dalla materia.
Anche nel nostro paese, molti intellettuali, artisti e leader hanno scelto la cremazione — spesso in contrasto con la tradizione cattolica, spesso come atto di libertà laica o simbolica.
Il grande semiologo, romanziere e filosofo, morto nel 2016, scelse la cremazione e un funerale laico. Niente riti religiosi, niente preghiere — solo parole, ricordi, e il silenzio di chi sa che le idee non muoiono mai. Le sue ceneri riposano in forma privata, ma il suo pensiero continua a viaggiare.
Il cantautore bolognese, scomparso nel 2012, fu cremato e le sue ceneri tumulate nella sua amata Bologna, città che lo ha sempre amato e che lui ha cantato come nessun altro. Un legame indissolubile, anche oltre la vita.
La risposta è semplice: perché la cremazione è libertà.
Libertà di non essere “imprigionati” in una tomba. Libertà di tornare alla natura — mare, fiumi, vento, alberi. Libertà di evitare il culto postumo, i pellegrinaggi, le statue. Libertà di scegliere un addio coerente con la propria filosofia.
Per molti, è anche un gesto ecologico: niente manutenzione, niente consumo di suolo, niente marmi. Solo un ritorno leggero, quasi invisibile.
Per altri, è un rito simbolico: le ceneri sparse nel Gange, nel Central Park, nel mare di Bali — diventano parte del mondo che hanno amato, cambiato, raccontato.
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